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Spettacoli da leggere - 2023 Volume
n°5 120 pagine in formato 14x21 Clicca qui per ordinare il libro su Clicca qui per ordinare il libro su Oppure… richiedilo nelle migliori librerie In copertina Ritratto di
Papa Paolo IV di Jacopo Calvi, detto Jacopino
del Conte (circa 1560) |
Chi l'ha detto che la lettura di un copione teatrale o di una sceneggiatura
cinematografica non possa essere accattivante e coinvolgente come quella di
un qualsiasi “regolare” romanzo o racconto? Chiunque abbia un minimo di
immaginazione, nel leggere queste opere, potrà sentire accendersi dentro di
sé un inusuale entusiasmo e ritrovarsi a dire: «Mi piace! Lo metto in scena!
Divento regista!» Non ci credete? Provare per credere! Anzi no… leggere per
credere! *** Molto spesso, noi comuni mortali,
ci facciamo un'idea così strana della figura del Papa, della sua cosiddetta
"Santità", del suo potere di "intercessione col Sommo
Creatore"… che ci dimentichiamo che sotto la veste papale si nasconde un
uomo in carne ed ossa, un uomo che è tale e quale ad ognuno di noi! Anche lui
con i suoi pregi e i suoi difetti, le sue paure e le sue certezze, i suoi
conflitti, le sue ambizioni, le sue stravaganze… Ed è così anche per il
protagonista della nostra vicenda. A proposito, ma chi è Papa Paolo IV?
Probabilmente qualcuno di voi ricorderà il suo nome per averlo studiato a
scuola, e probabilmente già allora si sarà chiesto… «Ma perché gli storici
l'hanno etichettato come il Papa Inquisitore, il Papa cattivo, il Papa
impopolare?». Era veramente così odiato oppure… c'è qualcosa che non ci hanno
raccontato? *** (Ecco uno
stralcio del libro) SCENA 6° Interno
- Salone da pranzo - Sera Eccoci a Napoli,
nel Decumano Inferiore, attualmente denominato Spaccanapoli, nel famoso
Palazzo Carafa, quello nel cui cortile è esposta la copia in terracotta della
bellissima “Testa di cavallo” di Donatello, creata in onore del Re Alfonso V
d’Aragona come parte di un monumento equestre mai ultimato. Era stata donata
da Lorenzo il Magnifico, della potente famiglia fiorentina de’ Medici, al suo
fraterno amico Diomede Carafa, nonno del nostro Gian Pietro e artefice
dell’aristocratico edificio. In sovrimpressione appare una scritta Napoli,
Vigilia di Natale 1490 Gian Pietro
Carafa ha ormai quattordici anni ed è un bel ragazzone dagli occhi vispi e
curiosi. Li troviamo incollati ai vetri di una grande finestra, ad ammirare i
fiocchi di neve che sembrano misteriosamente materializzarsi nel buio della
notte e che delicatamente finiscono per sciogliersi nel toccare le foglie
delle piantine ben allineate sul davanzale. La telecamera
allarga a mostrarci il salone da pranzo della nobile famiglia. Tante
pregevoli opere sono esposte alle pareti, molte delle quali donate anch’esse
da Lorenzo il Magnifico. Alcuni camerieri sono impegnati ad allestire quello
che sembra dover diventare un sontuoso banchetto. Sulla lunga tavola prendono
posto degli splendidi candelabri d’oro a cinque bracci; brocche d’argento per
l’acqua e per il vino; panierini di vimini per il pane; ceste di frutta mista
e altrettante di frutta secca; e poi vassoi di carni, di verdure, di
formaggi, di affettati… Nell’aria risuona una deliziosa
melodia. Una veloce carrellata ci conduce nell’ampia sala attigua, anch’essa
addobbata con quadri, sculture e tappeti di pregevole fattura, dove l’intera
famiglia Carafa attende impaziente l’inizio della cena. C’è la signora Vittoria
che discorre amichevolmente con alcune dame; suo figlio Giovanni Alfonso che
intrattiene in modo scherzoso un piccolo gruppo di giovani suoi coetanei; il
cardinale Oliviero (sessantenne fratello minore del nonno Diomede, di cui più
avanti approfondiremo la conoscenza) che conversa con una coppia di anziani
prelati e… e tanti altri personaggi su cui forse non è indispensabile
soffermarci. Nel continuare con la carrellata scopriamo che il piacevolissimo
sottofondo musicale è intonato per la festosa occasione da un trio di
validissimi maestri (flautista, liutista e clavicembalista) seduti in un
angolo. Ma… all’appello mancano il barone Giovanni Antonio Carafa e la figlia
Maria. Uno stacco ci
fa ritrovare nella camera in cui alloggia la ragazza, cha ha ormai 22 anni.
Anche se ha una figura piacevole e aggraziata, non mette per niente in
risalto le sue bellezze. Anzi, sembra proprio che vesta abiti castigati e si
sistemi la capigliatura in modo alquanto “antico” proprio con lo scopo di
nasconderle, e di allontanare da lei ogni parvenza di attrattiva femminile.
Il padre le è accanto e le parla con un tono amorevolmente severo. Maria lo
ascolta in ossequioso silenzio, ma con virtuosa dignità. L’atmosfera non
sembra essere delle migliori. Barone Non
puoi rifiutarti di sposare Camillo Pandone! Non è
un pretendente qualunque, è il figlio del conte di Venafro! E poi è un
gentiluomo della Camera di Re Ferrante d’Aragona! Ma lo capisci? Ieri sera,
per la terza volta, mi ha richiesto la tua mano! Non fa che ripetermi dei
pensieri che nutre nei tuoi riguardi! Capisci? Maria lo
guarda con profonda dolcezza e gli sorride. Poi, con una fermezza negli occhi
inusuale per una giovane di quell’epoca. Maria Padre,
io non sono interessata a lui: io voglio sposare Gesù! Barone (mostrandosi sorpreso) Ma cosa… ma cosa dici? Maria Perdonami
padre, ma io non sposerò Camillo Pandone! Barone (risentito) Non puoi farmi questo! Ad
interrompere l’atmosfera che sta per diventare spiacevole… arrivano i
dolcissimi modi di donna Vittoria. Vittoria Ah,
eravate qui! Finalmente vi ho trovati! Di là vi stanno aspettando per
iniziare la cena! (percependo il clima) …Ehm …È successo qualcosa,
vero? Barone Niente
che non sai già! …Si parlava del suo matrimonio. Vittoria …Ah!
(con imbarazzo) Ehm… e se ne
riparlaste domani? Visto che ci stanno aspettando… credo che forse sia il
momento meno opportuno! Fra poche ore nasce il Bambino Gesù e sono sicura che
la sua presenza vi aiuterà a trovare la soluzione migliore. Ehm… vi prego,
dipingete i vostri volti con un sorriso affabile e raggiungiamo i nostri
ospiti! Collaboriamo tutti affinché sia un Natale indimenticabile! …Vi va? Barone (accennando un sorriso) …Va bene! Ne
riparleremo domani, quando i nostri ospiti saranno andati via. SCENA 7° Interno
- Corridoio - Notte La
cena è terminata da un bel po’ e ognuno è ritornato nella propria stanza. Il
corridoio è illuminato solo da un fioco candelabro. Nel silenzio della notte
si sentono i passi felpati di Maria che si avvicina alla porta della
cameretta di Gian Pietro. Batte piano con le nocche per non farsi sentire. Il
ragazzo esce. In punta di piedi raggiungono l’uscita. SCENA 8° Interno
- Camera del barone e di Vittoria - Mattina È mattina,
saranno più o meno le 11:00, siamo nella camera da letto del barone e di sua
moglie Vittoria. Quando la cena è stata così lauta da aver superato ogni
limite dell’umana goduria… la colazione non viene mai, mai, mai presa in
considerazione! Se poi si pensa al fatto che fra qualche ora si ritornerà ad
affrontare un altro pranzo luculliano… Eh sì, la proverbiale “abbuffata”
natalizia era già allora il fiore all’occhiello della nostra tradizione…
anche se principalmente dei ceti sociali più abbienti. Vittoria è sola, seminuda, e sta indossando una sorta di sottoveste
dell’epoca: color bianco crema e con i bordini merlettati d’oro. Lo fa
lentamente, guardandosi allo specchio. Nel vedere il suo corpo ancora
giovanile accenna ad un sorriso di compiacimento, ma poi, alzando gli occhi
verso lo specchio e incontrando il proprio sguardo… l’assale quasi un senso
di colpa: il suo pudore, troppo intriso di fervente religiosità, non le
permette di concedersi nemmeno un alito di femminilità. Abbassa lo sguardo,
ritornando velocemente in sé. La porta si
apre all’improvviso. La donna sobbalza, con un cuscino cerca velocemente di
coprirsi le parti svestite. Vittoria (urlando) Chi è? Entra il
marito, è chiaramente seccato. Barone Sono
io! Dove sono i ragazzi? …Dov’è Maria? Dov’è Gian Pietro? Vittoria (cercando velocemente di ricomporsi)
Non lo so! …Perché, non sono nelle loro camere? Barone No!
Non ci sono! Li ho cercati per tutto il palazzo e nessuno li ha visti! Dove
saranno andati? Vittoria Non
ne ho la più pallida idea! (riflettendo)
A meno che… dopo la conversazione che avete avuto ieri sera… Maria non abbia
deciso di fare il passo di cui parlava da tempo. Barone …Cioè? Vittoria (guardandolo con
occhi pazienti e innamorati) …Te l’ha ripetuto più volte! Probabilmente è
andata al Monastero delle Domenicane di San Sebastiano! Per abbracciare la
vita monastica! Barone (con uno scatto) No! Non può farmi
questo! Il matrimonio di Maria era un’ottima occasione per consolidare i rapporti
col conte di Venafro! Vittoria Questo
non è un punto a tuo favore! Camillo Pandone ha
fama di essere un amante del lusso più sfrenato! Maria, invece, ama la
semplicità! Se fosse per lei passerebbe la vita in mezzo ai poveri e ai
derelitti! Che matrimonio potrebbe mai venirne fuori? Barone (cambiando discorso) E Gian Pietro?
Dov’è andato? Manca anche lui! Vittoria Beh,
conoscendolo… suppongo che l’abbia seguita! Per lui Maria è come una madre
spirituale! Dove va lei va anche lui! Barone (alzando la voce)
No! No! No! Lui no! Lui è un ragazzo con un’intelligenza molto superiore alla
media! Non può deludermi anche lui! Di sicuro potrebbe ambire a grandi
cariche… Vittoria (interrompendolo, con pazienza) Ma
perché non guardi la cosa da un altro punto di vista? Perché non pensi al
fatto che il Signore ci ha concesso il dono di mettere al mondo due anime
stupende! E che adesso desidera averle al suo servizio! …Prova a pensarci, ti
prego! Il marito accenna ad un sorriso. Sembra quasi che si rassereni, ma poi
esprime comunque tutto d’un fiato ciò che si nasconde nei suoi pensieri. Barone Posso
capire Maria, ma… ma Gian Pietro no! Per lui ho altri obiettivi! Ha una
perspicacia fuori dal comune: vede cose che gli altri non notano! È attento!
Ha una mente lucidissima! Sarebbe un diplomatico di altissimo livello!
Potrebbe ambire a grandi cariche! E poi è ancora un ragazzino, ha solo
quattordici anni! Forse gli passerà! Forse un giorno avrà desiderio di
sposarsi, di avere figli, di fare una carriera militare o politica! Vittoria (interrompendolo nuovamente) Ti prego!
Riflettici su! È la loro vita, non la tua! L’uomo inizia
a camminare nervosamente per la stanza, nello stesso identico modo in cui lo faceva
la sera in cui nacque l’ultimogenito. Vittoria lo segue con lo sguardo, è
preoccupata, le pare quasi di sentire quei pensieri che sembrano in guerra
fra loro: da un lato quelli che lo spingono a sostenere il suo desiderio di
padre padrone, dall’altro quelli che lo invitano a rispettare la volontà del
ragazzo. Barone (v.f.c.) Maria…
la speranza di imparentarmi col conte di Venafro è saltata! Devo rassegnarmi!
Se veramente è entrata in convento… non posso fare più nulla per riportarla a
casa. Ha ventidue anni e ormai è una donna, e se cercassi di farla uscire… il
nome dei Carafa verrebbe infangato. Ormai l’ho persa! …Ma Gian Pietro no! È
un ragazzino! Con lui ho ancora voce in capitolo! Voglio che si sposi, che
faccia una vita regolare, che mi dia un nipotino identico a lui! Con la sua
stessa intelligenza, tenacia, prontezza… Se diventa sacerdote non potrà farmi
diventare nonno! …Ma no, potrebbe farlo! Come fanno tanti altri religiosi!
...Ma sarebbe un figlio illegittimo! …Oddio, mi sembra di impazzire! Certo…
c’è anche Giovanni Alfonso! C’è ancora lui, che non sembra per niente
interessato alla Chiesa. Ma sì, potrà darmela lui una discendenza! …Che
pensieri folli! …Devo badare al futuro dei miei figli, non al mio! …Gian
Pietro potrebbe comunque abbracciare la carriera ecclesiastica, con l’aiuto
di zio Oliviero potrebbe diventare sicuramente vescovo… Finalmente si calma, si ferma, si rivolge alla
moglie. Barone …Sì,
hai ragione! Mi sto lasciando prendere un po’ troppo dai miei progetti! (decidendo) Comunque sia… fino a che
non sarà maggiorenne, Gian Pietro proseguirà con gli studi classici. Poi… poi
sarà libero di scegliere la sua strada! Enzo Carro - Tel.
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